Anno giudiziario tributario 2025: la parola del Presidente Mauro Vitiello
Mauro Vitiello
14 Aprile 2025
Pubblichiamo di seguito la relazione del Presidente della Corte Giustizia tributaria di secondo grado della Lombardia - Mauro Vitiello - tenuta durante la Cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario tributario 2025.
Premessa
Un anno or sono, in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario tributario 2024, ho articolato il mio intervento evidenziando, tra le varie questioni, che il collocamento della magistratura tributaria alle dipendenze del Ministero dell’Economia e delle Finanze avrebbe richiesto al Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria uno sforzo inteso allo svolgimento della sua alta funzione di autogoverno, a presidio della autonomia e indipendenza della magistratura tributaria, senza che ciò potesse essere disgiunto dalla necessità di mantenere una costante interlocuzione con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, specie per la gestione di questa delicata e non breve fase di passaggio dalla magistratura onoraria a quella professionale in cui è indiscusso, ed indiscutibile, il ruolo centrale e preponderante rivestito, per l’appunto, dal MEF.
Avevo auspicato che il Consiglio di Presidenza rafforzasse ulteriormente le sue funzioni di organizzazione, coordinamento, controllo della magistratura tributaria, a garanzia della sua imparzialità, trasparenza e indipendenza nello svolgimento di un servizio che riveste, non da oggi, un’importanza fondamentale per la collettività tutta.
Avevo evidenziato come la situazione in cui si trovava il sistema della giustizia tributaria nel Paese fosse certamente non soddisfacente, a causa del ritardo in essere nell’attuazione della riforma ordinamentale, accompagnata dalla mancanza di segnali di una indispensabile, forte, accelerazione in questa direzione.
Avevo inoltre parlato di “altre nubi all’orizzonte” quali l’impatto, tutto da verificare in termini di nuovi carichi di lavoro, che avrebbe avuto la previsione dell’impugnabilità delle ordinanze cautelari avanti alle Corti tributarie di secondo grado, auspicando che vi fosse uno sforzo congiunto, da parte di tutti coloro da cui dipende il funzionamento del sistema: dal legislatore all’amministrazione finanziaria, dalla Corte di cassazione ai giudici del merito, dai contribuenti in causa all’amministrazione finanziaria, nelle sue diverse componenti.
Non è forse ancora il momento di fare dei veri e propri bilanci, ma tali riflessioni mi ricollego, per illustrare le recenti novità normative ed organizzative, in essere o in divenire, che in qualche misura hanno mutato gli scenari cui la giustizia tributaria va incontro.
Il ruolo del CPGT
Il Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria, nell'anno passato, ha interpretato il suo delicato ruolo di organo di autogoverno svolgendo un ruolo determinante, di fatto ridimensionando la questione della dipendenza del giudice tributario dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, questione comunque temperata dalla previsione dell'accesso alla magistratura tributaria tramite un pubblico concorso e dall'adozione, per gli attuali e futuri magistrati tributari, delle regole stipendiali e di carriera previste per i magistrati ordinari.
Il Consiglio di presidenza sta dimostrando, e lo dico senza remora alcuna, grande efficienza e trasparenza nelle sue funzioni di organizzazione, coordinamento e controllo della magistratura tributaria.
L'informazione istituzionale, in particolare, ha fatto un significativo salto di qualità, grazie alla serietà e professionalità della presidente e dei componenti dell'organo di autogoverno.
Va segnalata, per la sua importanza, la recente nomina dei componenti (sei, scelti tra i giudici o magistrati tributari, di cui uno esercita le funzioni di direttore, esonerati dallo svolgimento dell'attività giurisdizionale ed in carica per sei anni non rinnovabili) dell'Ufficio ispettivo, organismo autonomo e indipendente incaricato di svolgere verifiche periodiche sull'attività delle singole Corti, sì da intercettare tempestivamente ogni eventuale criticità, ivi comprese condotte di rilevanza disciplinare, a salvaguardia del corretto esercizio delle funzioni giurisdizionali.
In prospettiva, delle risultanze del lavoro dell'Ufficio ispettivo il Consiglio di Presidenza potrà tener conto anche per le valutazioni inerenti alle nomine dei direttivi e dei semidirettivi, per le conferme degli incarichi direttivi, nonché per le periodiche valutazioni di professionalità dei magistrati tributari.
Altrettanto importante e recente è la nomina dei componenti dell'Ufficio del Massimario nazionale (sedici, scelti tra i magistrati o giudici tributari, di cui uno svolge funzioni di direttore responsabile, con almeno sette anni di esperienza nelle funzioni giurisdizionali tributarie), che ha il compito di rilevare, classificare e ordinare in massime le sentenze delle Corti di giustizia tributaria di secondo grado e le più significative tra le pronunce emesse dalla Corti di giustizia tributaria di primo grado, tenuto conto di specifici criteri selettivi (novità della questione o della norma; incertezza della questione interpretativa; mutamento dell'indirizzo giurisprudenziale; rilevante interesse della fattispecie); nonché la funzione di implementare la banca dati di giurisprudenza di merito del Ministero dell'Economia e delle Finanze e di collaborare a supporto della Scuola superiore della Giustizia tributaria prevista dalla delibera del Consiglio n. 2/2023.
Il Consiglio sta inoltre svolgendo efficacemente il suo ruolo di stimolo delle scelte di politica legislativa del Governo e del Parlamento.
Ne sia un esempio la delibera con cui, soltanto poche settimane or sono, il Consiglio ha invitato il MEF ad adottare o a proporre al legislatore l'adozione delle previsioni atte a:
- valorizzare la professionalità dei giudici tributari non facenti parte delle magistrature professionali, introducendo in particolare la possibilità di transito nella magistratura tributaria secondo criteri di selezione ad hoc, che tengano conto anche dell'esperienza acquisita nella materia;
- introdurre immediate misure di adeguamento dei compensi dei giudici tributari, oltre alla previsione di un compenso anche per i provvedimenti cautelari;
- garantire a tutti i giudici del “ruolo unico” di mantenere le funzioni acquisite sino alla data di cessazione del servizio, anche dopo il completamento dell'organico dei magistrati tributari;
- mantenere il limite dei settantacinque anni per la cessazione del servizio dei soli giudici tributari del ruolo unico o, in subordine, posticipare ulteriormente l'efficacia delle disposizioni che prevedono la riduzione dell'età per la cessazione del servizio sino alla copertura dell'organico dei magistrati tributari.
La magistratura tributaria
Anche l'attività di formazione permanente dei giudici tributari si è svolta con una certa intensità, attraverso la collaborazione del Consiglio, rappresentato dal Direttore della istituenda Scuola superiore della magistratura tributaria, con diverse università sul territorio nazionale.
Si tratta, per ovvie ragioni, di una fase meramente prodromica a quella che seguirà allorquando sarà completato il primo reclutamento dei magistrati professionali vincitori di concorso.
Il legislatore ha indubbiamente fatto la sua parte.
Limitando i riferimenti alle principali novità, il decreto legislativo n. 13 del 12 febbraio 2024 ha introdotto nuove regole per l'accertamento tributario e per il concordato preventivo, con norme sull'accertamento che hanno avuto piena attuazione a partire dal 30 aprile del 2024.
Il decreto legislativo n. 87 del 14 giugno 2024 ha rivisto il sistema sanzionatorio tributario.
Il decreto legislativo n. 141 del 26 settembre 2024 ha rivisto la disciplina doganale e il sistema delle sanzioni in materia di accise.
Il decreto legislativo n. 110 del 29 luglio 2024 ha riordinato il sistema nazionale della riscossione.
Il decreto legislativo n. 192 del 13 dicembre 2024 ha introdotto una complessiva revisione del regime impositivo dei redditi.
Quel che desidero sottolineare è l'accelerazione nell'adozione delle misure normative necessarie per lo sviluppo e la conclusione del percorso, complesso, verso la piena operatività della magistratura professionale.
Tenuto conto del fallimento della prevista transizione alla giurisdizione tributaria di cento magistrati dai ruoli della magistratura ordinaria, amministrativa, contabile e militare, il reclutamento dei nuovi magistrati tributari, in vista della copertura della rivista pianta organica, che come noto sarà di 576 giudici, ha ricevuto un forte impulso con l'ultima legge di bilancio, che ha previsto che il concorso in fase di svolgimento possa reclutare un numero ulteriore di magistrati, non superiore al doppio del decimo di quelli messi a concorso (146), e ha stanziato le risorse necessarie per lo svolgimento di un secondo concorso, da bandirsi in termini molto stretti, per il reclutamento di un numero di magistrati significativo e sufficiente ad assicurare il funzionamento della nuova magistratura professionale, ferma la previsione di un ulteriore concorso nel 2029.
Nonostante ciò, non pare che la ridefinizione del cd. decalage, contestualmente operata, sia sufficiente, considerato che al 1° gennaio 2026, cioè tra nove mesi circa, cesseranno tutti i giudici onorari che abbiano compiuto 74 e 73 anni di età entro il 31 dicembre di quest'anno.
Si impongono quindi soluzioni ulteriori, rispetto all'inevitabile, e comunque auspicabile, ulteriore rallentamento del decalage.
Il riferimento è soprattutto all'imminente, ed indilazionabile, revisione della “geografia” delle Corti di giustizia tributaria, che il Governo deve attuare, salvo proroghe, entro il 31 agosto di quest'anno, secondo quanto previsto dall'art. 1, comma 1, della legge delega n. 111/2023.
La revisione della distribuzione territoriale delle Corti di primo grado e la soppressione delle Sezioni staccate delle Corti di secondo grado, con la conseguente riassegnazione dei giudici e del personale amministrativo in forza alle sedi soppresse, si impone anzitutto in un'ottica di buona amministrazione e di riduzione dei costi.
Delle 103 Corti di primo grado attualmente in essere ben 34, nel triennio 2021-2023, hanno iscritto meno di 300 ricorsi all'anno e, tra queste, 12 Corti hanno avuto meno di 150 sopravvenienze.
Si tratta di numeri obiettivamente incompatibili con i valori dell'efficienza della giustizia tributaria e dell'efficacia della risposta alla richiesta di tutela giurisdizionale dei contribuenti.
Naturalmente, nell'individuazione del numero delle sedi da sopprimere, e quindi di quali Corti sopprimere, sarà necessario tenere conto dei criteri oggettivi indicati nella stessa legge delega (carichi di lavoro, estensione del territorio, indici di sopravvenienza, numero di abitanti della circoscrizione, degli enti impositori e degli enti di riscossione).
Nulla esclude che il Governo, anche su impulso del Consiglio di presidenza della Giustizia tributaria, cui come noto è stata chiesta sul punto una fattiva collaborazione, consideri anche ulteriori parametri quali, a mero titolo di esempio, quello del numero delle imprese, dei lavoratori autonomi e dei comuni facenti parte della circoscrizione.
L'intervento, auspicabilmente, dovrà vincere le prevedibili resistenze campanilistiche e andrà dosato con la valutazione del principio della cd. prossimità del servizio-giustizia (principio peraltro da valutarsi alla luce della possibilità, che le parti processuali oggi hanno, di chiedere ed ottenere la celebrazione delle udienze a distanza), nonché con la dovuta considerazione dell'interesse del personale a mantenere una sede di lavoro non distante dal luogo di abitazione (anche in questo caso considerando che gli attuali contratti collettivi di lavoro prevedono la possibilità di prestare servizio da casa per un certo numero di giorni a settimana).
Ma soprattutto, ed è quel che in questa sede mi preme sottolineare, la riorganizzazione territoriale della Giustizia tributaria deve essere funzionale a fronteggiare l'inevitabile progressiva diminuzione del numero dei giudici del ruolo unico, diminuzione che certo non potrà essere compensata dai primi vincitori di concorso se non trascorso un periodo che si può stimare, realisticamente, in un biennio, tenuto conto che questi ultimi, dopo la conclusione del concorso in atto, prima di assumere le funzioni giurisdizionali, saranno tenuti allo svolgimento di un tirocinio formativo di sei mesi.
Composizione delle Corti
Particolarmente critica, in prospettiva, si presenta la situazione delle Corti di secondo grado, la cui pianta organica complessiva pare a prima vista ampiamente insufficiente (il numero di magistrati tributari destinati a svolgere funzioni di appello è di 128, da ripartire tra tutte le Corti di seconda istanza, a fronte di sopravvenienze complessive che nell'ultimo anno sono state di oltre 42.000 cause) e presso le quali, verosimilmente, non potranno esercitare le funzioni i magistrati neoassunti, se non dopo un congruo periodo di esercizio della giurisdizione presso le Corti di primo grado, e che quindi inizialmente non avranno la possibilità di ottenere dalla magistratura professionale rinforzi compensativi delle uscite imputabili all'ineluttabile, progressivo raggiungimento della età di cessazione dalle funzioni da parte dei giudici onorari.
In tale critica situazione, i rinforzi compensativi potranno essere assicurati, pertanto, soltanto contando sul trasferimento in secondo grado dei giudici di primo grado del ruolo unico che siano risultati esuberanti in conseguenza della riorganizzazione territoriale delle Corti di primo grado.
Più in generale, le prime proiezioni danno la ragionevole certezza che la pianta organica di 576 giudici professionali prevista dalla legge n. 130/22 sia ampiamente inidonea a fronteggiare i prevedibili carichi di lavoro; ne consegue che, salvo una (poco probabile) opzione del legislatore per un significativo aumento della pianta organica stessa, la più immediata soluzione al problema debba individuarsi nell'adozione di un modello di giurisdizione “mista” (sull'esempio dell'esperienza, consolidata, della giurisdizione ordinaria), in cui alla magistratura professionale, cui andrebbero riservate le case di maggior valore e complessità, si aggiunga una magistratura onoraria, destinata a trattare le cause di primo grado di competenza monocratica e, eventualmente, ad integrare il collegi nelle restanti cause di primo grado di competenza collegiale.
In questa prospettiva, il mantenimento in servizio dei giudici del ruolo unico anche nel momento in cui dovesse completarsi la pianta organica della magistratura tributaria sarebbe auspicabile, in attesa che il legislatore possa valutare la possibilità di approdare più stabilmente al modello di magistratura “mista” di cui s'è detto.
Compatibilità degli incarichi direttivi
Sullo sfondo, ma forse in questo caso ampliando un po' troppo l'orizzonte dei problemi che verranno, va posta la questione della compatibilità degli incarichi direttivi ricoperti dai giudici facenti parte del ruolo unico con i magistrati professionali che, a differenza dei primi, svolgono la funzione giurisdizionale tributaria a tempo pieno e con un diverso status giuridico ed economico, nonché quella dell'anomalia di una giurisdizione speciale, quella tributaria, che si troverà ad avere una Corte di legittimità composta (esclusivamente) da magistrati appartenenti ad un'altra magistratura, quella ordinaria, senza che questi ultimi abbiano maturato, prima di entrare a far parte della sezione specializzata tributaria della Corte di cassazione, specifiche competenze nella materia fiscale.
Le soluzioni ci sarebbero, e sarebbero varie.
Il legislatore potrebbe prevedere, per esempio, che una volta entrata a regime la magistratura professionale, con l'assunzione di un numero sufficiente di magistrati professionali, i giudici onorari con incarico direttivo decadano dall'incarico o, alternativamente, consentire loro il transito alla giurisdizione tributaria.
L'organo giurisdizionale di legittimità potrebbe essere in composizione mista, sul modello del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche che, come noto, nella materia di acque pubbliche decide, in unico grado, con un presidente scelto dai consiglieri della Corte di cassazione, due giudici di cassazione, due consiglieri di Stato e un tecnico.
Si potrebbe quindi pensare ad una soluzione simile, cioè ad un terzo grado di giudizio affidato ad una Corte superiore della Giustizia tributaria i cui collegi potrebbero essere composti da un presidente e due giudici scelti tra i consiglieri della Corte di cassazione, due giudici scelti tra i magistrati tributari, un esperto di diritto della fiscalità scelto tra i tributaristi facenti parte dell'accademia o del mondo professionale.
Quali che siano le possibili soluzioni, le riflessioni in atto testimoniano la complessità del quadro in essere e a venire, ma anche quanto sia stimolante cercare di contribuire al conseguimento dell'obiettivo ultimo di questa stagione di riforme, quello di un passaggio ad un sistema di giustizia tributaria sempre più equo ed efficiente.
Al momento si registrano alcuni importanti segnali in questa direzione.
Se pure non sia ancora possibile registrare una riduzione dei ricorsi tributari in Corte di cassazione che, come noto, continuano a costituire quasi la metà del totale dei ricorsi del settore civile, registriamo che in quest'ultimo anno ha decisamente “preso piede”, anche nella materia del diritto tributario, lo strumento processuale del rinvio pregiudiziale di cui all'art. 363-bis c.p.c., il che sta favorendo la cd. nomofilachia preventiva, e quindi quella prevedibilità delle decisioni che da sempre costituisce un valore aggiunto, specie nell'ottica della deflazione e dei risparmi di costi inutili, per il contribuente così come per la sua controparte pubblica.
Parimenti, la novità ordinamentale che ha introdotto la sezione specializzata della Corte di cassazione (l'art. 3 della legge n. 130/2022, rubricato Misure per la definizione del contenzioso tributario pendente presso la Corte di cassazione dispone che “1. Presso la Corte di cassazione è istituita una sezione civile incaricata esclusivamente della trattazione delle controversie in materia tributaria. 2. Il primo presidente adotta provvedimenti organizzativi adeguati al fine di stabilizzare gli orientamenti di legittimità e di agevolare la rapida definizione dei procedimenti pendenti presso la Corte di Cassazione in materia tributaria, favorendo l'acquisizione di una specifica competenza da parte dei magistrati assegnati alla sezione civile di cui al comma 1”.) ha accentuato le competenze specifiche dei suoi componenti e la qualità delle sentenze inerenti alle questioni di principio di rilevante interesse, prova ne sia il progressivo aumento registrato nell'anno passato delle pronunce rese a Sezioni unite nella materia del diritto tributario (attualmente sono attese le sentenze delle Sezioni unite sulla disciplina dell'estinzione del giudizio a seguito della rottamazione-quater e sulla questione dell'ambito di operatività del giudicato penale assolutorio).
Come facilmente prevedibile, è invece rimasto sulla carta quel mutamento culturale invocato dal legislatore per i magistrati della Sezione tributaria specializzata della Corte di cassazione, cui il decreto delegato sul contenzioso tributario chiede l'esperimento del tentativo di conciliazione delle parti, anche previa formulazione di una proposta officiosa.
Lo strumento del tentativo di conciliazione, invero, è assai poco compatibile con il perimetro della cognizione del giudice della Corte di cassazione, circoscritto alle questioni di legittimità, e quindi con la natura delle questioni devolute al giudizio della suprema Corte, che non ammettono alternativa al fatto che i ricorsi siano fondati o infondati.
Altri obiettivi raggiunti
Gli ulteriori segnali intervenuti, nell'ultimo anno, nella direzione di una maggiore efficienza del sistema sono i seguenti.
È divenuta realtà la banca dati del MEF, accessibile a tutti, inclusiva di tutte le sentenze tributarie di merito pubblicate a partire dal 2021, finalizzata ad ampliare e facilitare l'accessibilità ai precedenti giurisprudenziali da parte di tutti gli operatori del settore [È in corso l'attività di oscuramento dei dati sensibili contenuti nelle sentenze imposti dalla normativa scaturita dal regolamento UE GDPR (General Data Protection Regulation)].
Il temuto forte incremento dei carichi di lavoro riconducibile all’introduzione delle impugnazioni avverso le ordinanze di rigetto dell’istanza di sospensiva presentata in primo grado ad oggi non si è realizzato.
Sarebbe un passo in avanti ulteriore se a ciò si sommasse anche la fine di quella sorta di prassi, invalsa sul territorio nazionale e foriera di inutili perdite di tempo, di accompagnare molti ricorsi, sia in primo, sia in secondo grado, con una richiesta di concessione di una misura cautelare, senza nemmeno allegare le ragioni per cui si ritiene esistente il presupposto del periculum in mora.
Il processo tributario telematico si è definitivamente consolidato, attraverso l’introduzione dell’obbligo della firma digitale delle sentenze e delle ordinanze (Il decreto legislativo n. 220/2023 ha introdotto la completa digitalizzazione del giudizio tributario, con l’obbligo di notificare e depositare telematicamente atti e pronunce a partire dal 2 settembre 2024. Le norme di applicano ai giudizi instaurati dopo il 1° settembre 2024.).
L’obbligo di lettura del dispositivo all’esito della pubblica udienza o del deposito di quest’ultimo nei sette giorni successivi all’udienza ha infine avuto ricadute positive sull’efficacia della risposta alla domanda di giustizia dei contribuenti.
La Corte lombarda in numeri
Illustro a questo punto nei suoi aspetti essenziali l’andamento della giustizia tributaria in regione Lombardia rinviando, quanto ai dettagli, ai prospetti statistici più avanti riportati.
Ringrazio, sia per l’elaborazione dei dati, sia per l’impegno che ha reso possibile l’organizzazione di questo evento, la dirigente della nostra Corte, Rita Anna Di Gregorio, la responsabile Stefania Nicoletta Amoia e tutti i componenti dello staff di Direzione: Vincenza Errico, Isabella Faraldi, Massimo Romeo, Lorenza Rovani e Marco Tata.
Anche nel 2024 il funzionamento della giustizia tributaria in Lombardia è stato sufficientemente soddisfacente, nonostante i problemi di copertura dell’organico dei giudici, problemi che come già anticipato, e come più nei dettagli vedremo, sono destinati ad aggravarsi.
Giudico particolarmente significativa la tempistica della definizione dei giudizi.
Rispetto alla media nazionale, la Lombardia registra dati positivi.
I tempi del giudizio di appello presso la Corte di secondo grado sono ulteriormente migliorati, tanto che si provvede prevalentemente su ricorsi del 2024 (il dato preciso indica in 428 giorni il tempo di definizione delle controversie, a fronte di una media nazionale di 947); anche i dati delle Corti di primo grado sono soddisfacenti (a fronte di una media nazionale di 373 giorni, la Corte di Milano registra un dato di 222 giorni, e delle altre Corti di prima istanza ben sei hanno tempi di definizione inferiori o equivalenti al dato nazionale).
Nell’anno 2024 i numeri del nostro contenzioso sono cresciuti in percentuale significativa: al 31/12/2024 il totale delle controversie pendenti in entrambi i gradi ammontava a 15.022, di cui 11.001 in primo grado e 4.021 in secondo, riportandosi sui valori del 2022 (15.231 al 31/12/2022, 14.196 al 31/12/2023).
Nel 2024 sono aumentate del 7,71% le pendenze avanti alle Corti di primo grado, mentre le pendenze avanti alla Corte di secondo grado hanno registrato un incremento dello 0,98% (la nostra CGT aveva oltre 7 mila ricorsi pendenti a fine 2021, divenuti 5.316 ricorsi pendenti a fine 2022 e 3.982 a fine 2023).
Per quanto riguarda le sopravvenienze, nel 2022 sono pervenuti alle CGT di primo grado 10.409 ricorsi, nel 2023 sono pervenuti 9.154, nel 2024 11.607, con un aumento del 27% circa; in secondo grado, a fronte di 4.006 nuovi ricorsi nel 2022 e di 3.160 nuovi ricorsi nel 2023, in quest’ultimo anno sono pervenuti 3.851 appelli, con un aumento del 22% circa.
Nell’anno trascorso, sono state n. 10.820 le controversie complessivamente definite dalle Corti di primo grado, il 22% in più circa delle definizioni nell’anno 2023, e 3.812 quelle definite in grado di appello dalla Corte di secondo grado, il 14,91% in meno rispetto alle definizioni nell’anno precedente; quest’ultimo dato è condizionato dalla progressiva riduzione dei componenti subita della Corte lombarda.
L’“indice di litigiosità” delle persone fisiche, nell’anno trascorso, è da stimare prossimo alle percentuali, molto basse, dello 1,16% per mille abitanti quanto ai ricorsi di primo grado, e dello 0,38% per mille abitanti quanto agli appelli.
Sono valori del tutto analoghi a quelli delle principali regioni del Nord Italia e invece sensibilmente più bassi rispetto ad altre zone del Paese, in cui l’indice di litigiosità è molto più elevato, anche a causa della maggiore incidenza dei ricorsi nei confronti degli enti territoriali.
Quanto all’esito delle pronunce, sul totale dei procedimenti definiti nella regione in primo grado si può stimare prossima al 33% la percentuale di sentenze favorevoli al contribuente, e al 54% quella di rigetto integrale (la restante quota riguarda pronunce con esito intermedio).
In appello, le sentenze favorevoli al contribuente hanno rappresentato il 37% circa del totale, mentre le sentenze interamente favorevoli agli enti impositori sono state pari al 51% circa.
Le istanze cautelari, nell’anno passato, sono state 4.539; ne sono state accolte 1.419.
Il valore medio delle controversie nella nostra regione è particolarmente elevato: nel 2024 il 22,40% delle cause definite ha avuto un valore compreso tra centomila e quaranta milioni di euro, quando il dato nazionale è del 10,06%.
Le impugnazioni delle ordinanze di rigetto dei ricorsi di sospensiva sono state: 28.
La sintesi dei dati ci dice quindi che in Lombardia, nonostante il considerevole aumento delle sopravvenienze, ai contribuenti, nel 2024, è stata assicurata la conclusione del giudizio in tempi ridotti e, quanto al secondo grado, sensibilmente inferiori alla media nazionale.
Ciò è indubbiamente confortante; tuttavia, nella consapevolezza dell’attuale impossibilità di ottenere un aumento del numero effettivo dei giudici onorari, va comunque evidenziato che vi sono significative scoperture di organico.
Dal giorno di assunzione del mio incarico, risalente a 16 mesi fa circa, ho disposto il congelamento di tre sezioni della Corte di giustizia tributaria di secondo grado per la loro impossibilità di funzionamento dovuta alla carenza di giudici. Una di tali sezioni è presso la sede staccata di Brescia, che ha un numero di sopravvenienze molto rilevante, originato dall’elevata industrializzazione del territorio delle province di Bergamo, Brescia, Mantova e Cremona, ragione per cui al congelamento di una delle due sezioni bresciane ha fatto seguito lo spostamento di un cospicuo numero di cause dalla sede decentrata a quella centrale di Milano, misura che verosimilmente dovrà essere reiterata in un prossimo futuro.
Nelle Corti di primo grado le scoperture sono altrettanto significative.
I numeri sono quindi eloquenti ed alle difficoltà si rimedia con le applicazioni autorizzate dal CPGT, necessariamente contenute nei numeri.
Se nel prossimo futuro le sopravvenienze non si manterranno su valori contenuti, per mantenere gli attuali standard di rapidità ed efficienza è necessario che si realizzi (mancando la possibilità di copertura dei posti vacanti, se non con magistrati professionali difficilmente reclutabili nell’immediato) un poderoso incremento dei carichi di lavoro, incremento scarsamente compatibile con la natura onoraria dell’attività del giudice tributario.
In conclusione
Concludo sottolineando come quella necessaria, forte accelerazione nell’attuazione della riforma ordinamentale in parte, in quest’ultimo anno, sia arrivata, per quanto accompagnata dal rischio che si apra una fase di transizione dalla magistratura onoraria a quella professionale decisamente problematica.
Ma i problemi nascono anche per suggerire le migliori soluzioni.
Insomma, con “l’ottimismo della volontà” le luci possono considerarsi superiori alle ombre.
Noi giudici, i funzionari amministrativi, che svolgono un ruolo imprescindibile nell’assicurare l’organizzazione della giustizia tributaria, i difensori delle parti processuali e tutti gli organismi di cui si compone la complessa macchina dell’amministrazione finanziaria devono perseguire l’attuazione dei valori costituzionali che orientano, da sempre, anche l’esercizio della giurisdizione tributaria: il principio di eguaglianza; quello della capacità contributiva e della progressività dell’imposizione fiscale; quello di legalità e, infine, quello di imparzialità e indipendenza dell’organo giudicante.
La giustizia tributaria, la giustizia in genere, altro non è che un servizio per la collettività ben lungi, quindi, dall’essere il portato dell’esercizio, da parte dei suoi rappresentanti, di prerogative di potere.
La qualità del servizio si misura non soltanto con il paradigma della celerità della decisione, ma anche perseguendo una molteplicità di obiettivi: dalla qualità e giustizia delle decisioni, all’equilibrio e buon senso di chi le decisioni è chiamato a prendere, dalla dedizione alle funzioni svolte, da parte di chi ha il compito di organizzare le strutture, alla trasparenza e al garbo di tutti coloro che hanno rapporti con l’utenza ed alla correttezza e buona fede che devono caratterizzare l’attività delle parti processuali.
Il nostro, comune, obiettivo deve essere quello di avvicinare questo servizio al punto più elevato possibile, contribuendo così ad assicurare la giusta contribuzione fiscale da parte di tutti i cittadini, proporzionata alle capacità economiche di ciascuno, cosicchè divenga scontato ciò che oggi purtroppo ancora non è: che l’interesse della collettività all’ottimizzazione della riscossione tributaria, secondo le regole di garanzia dei diritti del contribuente, non possa che coincidere con l’interesse del singolo.
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