Il parere dell'Agenzia delle entrate
Con la risposta n. 135 del 2025, l'Agenzia delle entrate ha dato risposta a diversi quesiti, di carattere operativo, in ordine alla corretta applicazione del regime amministrato alle cripto-attività.
Nel dettaglio, l'Amministrazione è stata chiamata a esprimere il proprio parere in merito:
i) al corretto trattamento fiscale in caso di trasferimento di criptovalute verso wallet esterni;
ii) agli effetti della revoca dell'opzione per il regime amministrato da parte del cliente;
iii) alla gestione degli apporti di cripto-attività provenienti da wallet esterni;
iv) alle modalità di quantificazione del costo di acquisto.
Quanto al primo punto, si è chiarito che il trasferimento di cripto-attività verso un self custodial wallet o un wallet di proprietà del contribuente, detenuto presso un altro exchange, non configura realizzo imponibile. Ciò, però, a condizione che venga data evidenza della relativa titolarità tramite “apposita documentazione”, non essendo sufficiente la mera dichiarazione del contribuente.
In secondo luogo, avuto riguardo al caso di revoca, da parte del cliente, dell'opzione per il regime amministrato (con passaggio al regime dichiarativo), l'Amministrazione ha chiarito che l'intermediario è tenuto ad adempiere agli obblighi di sostituto d'imposta fino al 31 dicembre dell'anno di revoca. Lo stesso, inoltre, deve fornire al cliente, a fini di continuità fiscale, i dati relativi ai valori di carico fiscale delle cripto-attività detenute, indicando eventuali minusvalenze residue non ancora compensate e il periodo di imposta di relativa formazione. Le minusvalenze non compensate, maturate nel rapporto amministrato, possono, del resto, essere riportate a nuovo e utilizzate in compensazione con successive plusvalenze da cripto-attività, nel medesimo periodo d'imposta o in quelli successivi, ma non oltre il quarto, purché correttamente certificate dall'intermediario.
Per quanto attiene, poi, al quesito relativo ai depositi da wallet esterni, l'Agenzia chiarisce che, ai fini dell'applicazione dell'imposta in regime amministrato, l'intermediario deve acquisire la documentazione certa, attestante il costo o valore di acquisto, non essendo – anche qui –sufficiente una mera dichiarazione sostitutiva del contribuente.
La documentazione in parola, viene sottilizzato, può essere costituita – a titolo esemplificativo – dalle contabili bancarie o certificazioni rilasciate dagli intermediari presso cui le cripto-attività sono state acquistate.
Nel caso in cui, diversamente, le criptovalute siano pervenute per successione ereditaria o donazione, si assume come costo il valore definito (o, in mancanza, quello dichiarato) agli effetti dell'imposta di successione, ovvero il costo del donante.
In ogni caso, in assenza di adeguate evidenze, il valore di costo si considera pari a zero, con conseguente tassazione integrale dell'eventuale corrispettivo percepito in sede di cessione.
Per quanto attiene, poi, alla determinazione del costo fiscale, l'Agenzia – rinviando alla circolare 27 ottobre 2023, n. 30 – precisa che gli intermediari devono fare riferimento al “costo o valore medio ponderato relativo a criptoattività aventi la medesima denominazione” analogamente a quanto già detto rispetto ad altri strumenti finanziari nella circolare n. 165 del 1998.
Si assume, quindi, come costo o valore di acquisto quello medio ponderato relativo a ciascuna categoria omogenea di attività finanziaria, consentendo, così, all'intermediario di disporre di un unico valore da prendere a riferimento ai fini della determinazione delle plusvalenze o delle minusvalenze. Coerentemente, si procede all'aggiornamento del valore medio delle cripto attività con medesima denominazione in presenza di acquisti successivi.