Cripto-attività e regime del risparmio amministrato: le precisazioni dell’Agenzia delle Entrate

30 Giugno 2025

Con risposta a interpello del 14 maggio 2025, n. 135, l'Agenzia delle entrate ha offerto taluni chiarimenti operativi in merito al corretto trattamento fiscale delle plusvalenze da cripto-attività, avuto particolare riguardo all'ipotesi di opzione, da parte del contribuente, per il regime del risparmio amministrato.

Il parere espresso dall'Amministrazione, che segue all'istanza proposta da una PMI innovativa iscritta nel Registro operatori valute virtuali, tocca diversi temi, dalla determinazione del costo fiscale, alla definizione delle condizioni di esonero dall'applicazione dell'imposta sostitutiva e della documentazione che può essere utilmente prodotta al fine di dimostrare il costo o il valore di acquisto delle cripto-attività.

Regime del risparmio amministrato e cripto-attività

Come noto, la Legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio 2023) ha introdotto diverse modifiche alla disciplina fiscale delle cripto-attività, allo scopo di rendere l'impianto normativo coerente rispetto all'evoluzione delle diverse tipologie di attività.

In particolare, è stato inserito all'art. 67, comma 1, del TUIR, la lett. c- sexies), includendo, così, tra i redditi diversi “le plusvalenze e gli altri proventi realizzati mediante rimborso o cessione a titolo oneroso, permuta o detenzione di cripto-attività, comunque denominate”.

Tali plusvalenze sono costituite, in base a quanto disposto dal successivo art. 68, comma 9-bis, dalla differenza tra il corrispettivo percepito (ovvero il valore normale delle cripto-attività permutate) e il costo o il valore di acquisto delle stesse che, necessariamente, deve essere documentato dal contribuente mediante “elementi certi e precisi”. In assenza il costo si assume pari a zero.

Le plusvalenze, così determinate, sono, inoltre, assoggettate a tassazione con la medesima aliquota prevista per le attività finanziarie, ovvero al 26 per cento (elevata al 33 per cento dal 2026).

Parallelamente, è stato esteso alle cripto-attività il regime del risparmio amministrato declinato dal D.Lgs. n. 461 del 1997, consentendo anche agli operatori non finanziari (iscritti al Registro OAM) di operare come sostituti d'imposta.

In tale regime, l'imposta sostitutiva è applicata dall'intermediario sulle plusvalenze realizzate, previa acquisizione della documentazione idonea.

Il parere dell'Agenzia delle entrate

Con la risposta n. 135 del 2025, l'Agenzia delle entrate ha dato risposta a diversi quesiti, di carattere operativo, in ordine alla corretta applicazione del regime amministrato alle cripto-attività.

Nel dettaglio, l'Amministrazione è stata chiamata a esprimere il proprio parere in merito:

i) al corretto trattamento fiscale in caso di trasferimento di criptovalute verso wallet esterni;

ii) agli effetti della revoca dell'opzione per il regime amministrato da parte del cliente;

iii) alla gestione degli apporti di cripto-attività provenienti da wallet esterni;

iv) alle modalità di quantificazione del costo di acquisto.

Quanto al primo punto, si è chiarito che il trasferimento di cripto-attività verso un self custodial wallet o un wallet di proprietà del contribuente, detenuto presso un altro exchange, non configura realizzo imponibile. Ciò, però, a condizione che venga data evidenza della relativa titolarità tramite “apposita documentazione”, non essendo sufficiente la mera dichiarazione del contribuente.

In secondo luogo, avuto riguardo al caso di revoca, da parte del cliente, dell'opzione per il regime amministrato (con passaggio al regime dichiarativo), l'Amministrazione ha chiarito che l'intermediario è tenuto ad adempiere agli obblighi di sostituto d'imposta fino al 31 dicembre dell'anno di revoca. Lo stesso, inoltre, deve fornire al cliente, a fini di continuità fiscale, i dati relativi ai valori di carico fiscale delle cripto-attività detenute, indicando eventuali minusvalenze residue non ancora compensate e il periodo di imposta di relativa formazione. Le minusvalenze non compensate, maturate nel rapporto amministrato, possono, del resto, essere riportate a nuovo e utilizzate in compensazione con successive plusvalenze da cripto-attività, nel medesimo periodo d'imposta o in quelli successivi, ma non oltre il quarto, purché correttamente certificate dall'intermediario.

Per quanto attiene, poi, al quesito relativo ai depositi da wallet esterni, l'Agenzia chiarisce che, ai fini dell'applicazione dell'imposta in regime amministrato, l'intermediario deve acquisire la documentazione certa, attestante il costo o valore di acquisto, non essendo – anche qui –sufficiente una mera dichiarazione sostitutiva del contribuente.

La documentazione in parola, viene sottilizzato, può essere costituita – a titolo esemplificativo – dalle contabili bancarie o certificazioni rilasciate dagli intermediari presso cui le cripto-attività sono state acquistate.

Nel caso in cui, diversamente, le criptovalute siano pervenute per successione ereditaria o donazione, si assume come costo il valore definito (o, in mancanza, quello dichiarato) agli effetti dell'imposta di successione, ovvero il costo del donante.

In ogni caso, in assenza di adeguate evidenze, il valore di costo si considera pari a zero, con conseguente tassazione integrale dell'eventuale corrispettivo percepito in sede di cessione.

Per quanto attiene, poi, alla determinazione del costo fiscale, l'Agenzia – rinviando alla circolare 27 ottobre 2023, n. 30 – precisa che gli intermediari devono fare riferimento al “costo o valore medio ponderato relativo a cripto­attività aventi la medesima denominazione” analogamente a quanto già detto rispetto ad altri strumenti finanziari nella circolare n. 165 del 1998.

Si assume, quindi, come costo o valore di acquisto quello medio ponderato relativo a ciascuna categoria omogenea di attività finanziaria, consentendo, così, all'intermediario di disporre di un unico valore da prendere a riferimento ai fini della determinazione delle plusvalenze o delle minusvalenze. Coerentemente, si procede all'aggiornamento del valore medio delle cripto­ attività con medesima denominazione in presenza di acquisti successivi.

In conclusione

La risposta dell'Agenzia delle Entrate n. 135 del 2025 si presenta come un utile strumento interpretativo in ordine corretta applicazione del regime amministrato alle cripto-attività, specie per quanto attiene agli obblighi documentali.

È chiaro che gli intermediari dovranno dotarsi di procedure rigorose per acquisire evidenze documentali sulla titolarità dei wallet e sul costo delle cripto-attività gestite. Dall'altro lato, i contribuenti dovranno conservare e produrre dati ed elementi oggettivi, in assenza dei quali si rischia l'assunzione di un costo fiscale nullo ovvero la tassazione immediata di trasferimenti privi di idonee attestazioni.

La risposta in esame tende, del resto, a valorizzare gli aspetti di trasparenza e tracciabilità, ormai imprescindibili per l'accesso al regime amministrato, sottolineando, tra le righe, l'importanza della consapevolezza operativa da parte di tutti i soggetti involti.

Permangono, tuttavia, alcuni aspetti che potrebbero necessitare di ulteriori precisazioni, specialmente rispetto ad una definizione, più concreta e puntuale, delle modalità di attestazione documentale e delle procedure operative richieste in contesti tecnologicamente evoluti e decentralizzati.

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