Condominio: possono essere installate le tende parasole e pergotende retrattili sui balconi?
18 Giugno 2025
È irrilevante, in tale contesto, la mancanza del permesso di costruire trattandosi di profilo urbanistico di competenza del giudice amministrativo. L'attore che invochi la rimozione delle opere o il risarcimento del danno è tenuto a fornire prova specifica del pregiudizio subìto. La vicenda processuale L'odierno contenzioso ha visto contrapposti proprietari di unità immobiliari immediatamente sovrastanti ricomprese in un edificio condominiale. L'attore conveniva in giudizio il proprietario dell'alloggio soprastante deducendo che aveva chiuso il balcone al primo piano mediante pannello con profilo di metallo e al piano secondo installato una tenda parasole con prolungamento della ringhiera del balcone sporgente rispetto al profilo dell'edificio. Si trattava di opere illegittime dal punto di vista urbanistico perché realizzate senza permesso di costruire e tali da alterare il decoro architettonico del fabbricato, oltre ad essere causa di infiltrazioni e riduzione di aria e luce. Perciò domandava all'adìto tribunale che la convenuta venisse condannata al ripristino mediante demolizione delle opere, oltre al risarcimento del danno. Il decidente rigettava tutte le domande attoree. Irrilevanza del permesso di costruire tra condòmini Uno dei punti centrali della decisione riguarda l'invocata mancanza del titolo edilizio per l'installazione delle tende parasole. Il giudicante ha forgiato la propria linea motiva richiamando un consolidato orientamento nomofilattico (da ultimo, per tutte, Cass. n. 29166/2021), secondo cui «la presenza o l'assenza di permesso di costruire rileva solo nei rapporti tra il privato e la Pubblica Amministrazione, non nei rapporti tra privati». Quale conseguenza? Anche se un'opera edilizia è priva di titolo abilitativo, non può automaticamente fondare una pretesa di rimozione tra vicini, a meno che non violi disposizioni codiscistiche (come, ad esempio, immissioni, distanze, luci e vedute, ecc.). Accertamento del decoro architettonico L'attore invocava la lesione del decoro architettonico ex art. 1120 c.c. L'argomentazione è stata ritenuta infondata e il tribunale ha fatto corretta applicazione dei princìpi elaborati dalla giurisprudenza. Il decoro va valutato concretamente, tenendo conto dell'aspetto complessivo della facciata al momento dell'accertamento (Cass. n. 4679/2009). L'opera contestata (tende retrattili di colore bianco con supporti metallici leggeri e poco visibili) non altera la linea architettonica dell'edificio e non turba l'armonia delle strutture esistenti. Rilevante il fatto che anche l'attore avesse già installato una tenda similare confermando che tali interventi non erano eccezionali né disarmonici. Il Tribunale rafforza il principio secondo cui non serve che l'edificio abbia valore storico o artistico. Anche l'estetica di un fabbricato comune può essere tutelata, ma solo in presenza di effettiva alterazione percepibile. Nessuna prova di danno concreto L'attore si lamentava della riduzione di aria e luce e delle infiltrazioni di acqua meteorica causate dalle tende solari. Tuttavia, la consulenza tecnica d'ufficio ha escluso ogni interferenza: le tende non generano ombreggiature rilevanti né riduzioni dei rapporti aero-illuminanti. I manufatti sono rimovibili e non chiudono ermeticamente. Nessuna alterazione dei flussi pluviometrici o delle superfici di deflusso delle acque è stata rilevata. Inoltre, è assente la prova del danno: a tal riguardo il giudicante ha sottolineato che l'attore ha allegato un pregiudizio patrimoniale generico senza tuttavia provarlo. Conclusioni La decisione si innesta nel solco di un nitido orientamento giurisprudenziale. Nei rapporti tra privati, il solo abuso edilizio non è sufficiente per ottenere la rimozione di un'opera. Le modifiche alle parti di proprietà esclusiva devono essere valutate con criteri oggettivi, tenendo conto della effettiva incidenza estetica sull'edificio e sui diritti altrui. Le doglianze generiche, o prive di supporto tecnico o probatorio, non possono trovare accoglimento. La pronuncia sottolinea l'importanza della valutazione tecnica e della prova del danno concreto. In definitiva, il Tribunale pesarese aderisce all'orientamento consolidato della Suprema Corte secondo cui la legittimità edilizia delle opere rileva esclusivamente nei rapporti con la PA, mentre ai fini civilistici è decisiva la verifica dell'effettivo pregiudizio arrecato a diritti soggettivi. Viene esclusa ogni lesione del decoro architettonico, valorizzando l'omogeneità delle strutture rispetto alla facciata e la presenza di tende simili in altri balconi e la loro natura non permanente. L'assenza di danno concreto - in termini di infiltrazioni o riduzione di aria e luce - è suffragata dalla CTU e dalla assenza di allegazioni specifiche da parte dell'attore. La decisione si segnala per la chiarezza nella applicazione del principio di irrilevanza del titolo edilizio nei giudizi tra privati e per l'approccio oggettivo all'accertamento del decoro architettonico. (fonte: dirittoegiustizia.it) |