Discrimen tra crediti inesistenti e crediti non spettanti: il chiarimento del Mef
10 Luglio 2025
Il miglioramento dei rapporti tra amministrazione finanziaria e contribuente, precipuo obiettivo della riforma fiscale, passa necessariamente attraverso una “chiarezza e intellegibilità” delle disposizioni normative e delle sanzioni conseguenti alla loro violazione. In tale ottica si colloca l'atto di indirizzo con cui il Mef ha chiarito la distinzione tra crediti inesistenti e crediti non spettanti. La quaestio iuris è stata per lungo tempo oggetto di dibattito giurisprudenziale, ma le pronunce molto spesso discordanti hanno indotto il legislatore a delegare il Governo (l'art. 20, comma 1, lett. a, n. 5) della legge delega per la riforma fiscale) alla revisione delle disposizioni relative alla indebita compensazione dei crediti inesistenti e non spettanti, sia ai fini della corretta qualificazione della fattispecie, sia per precisare le sanzioni conseguenti alla indebita compensazione. Individuare il discrimen tra le due tipologie di crediti rileva anche al fine di differenziare i termini per l'esercizio dell'azione di recupero da parte dell'amministrazione finanziaria e le sanzioni, amministrative e penali da irrogare al contribuente, che indebitamente si sia avvalso della compensazione (art. 8, l. n. 212/2000). L'art. 1, comma 1, del decreto legislativo 14 giugno 2024, n. 87, attuativo della predetta legge delega, ha formulato una nuova definizione di crediti “inesistenti” e introdotto la nozione di crediti “non spettanti”. Ciò, altresì, ha condotto a nuovi dubbi interpretativi che hanno reso necessario l'intervento del Mef. A tal proposito, sono da considerarsi crediti inesistenti, i crediti per i quali manchino in tutto o in parte i requisiti oggettivi e soggettivi specificatamente indicati nella normativa di riferimento e i crediti per i quali i requisiti oggettivi e soggettivi di cui al numero 1 sono oggetto di rappresentazioni fraudolente, attuate con documenti materialmente o ideologicamente falsi, simulazioni o artifici. Pertanto, i crediti sono da considerarsi inesistenti qualora manchino del tutto oppure qualora risultino da condotte fraudolente (basati su documenti o attestazioni false), appunto, al solo fine di beneficiare della indebita compensazione. Ad esempio, qualora non sia stata posta in essere l'operazione funzionale al maturare del credito (assenza del presupposto oggettivo), ovvero, qualora il credito sia fruito da parte di un soggetto diverso da colui che ha maturato il fatto costitutivo del credito (assenza del presupposto soggettivo). Nell'inesistenza vi rientra, ovviamente, anche l'ipotesi di crediti risultanti da documenti falsi, creati artificialmente dall'interessato al fine di ottenere indebiti vantaggi. Sono, invece, da considerarsi crediti non spettanti, i crediti che, sebbene “esistenti” siano stati utilizzati non rispettando gli adempimenti amministrativi previsti per il loro utilizzo, siano stati oggetto di fruizione in violazione delle disposizioni normative, ovvero, i crediti fondati su fatti non rientranti nella disciplina attributiva del credito per difetto di ulteriori elementi o particolari qualità richiesti ai fini del riconoscimento del credito. A differenza dei crediti inesistenti, in tale ipotesi, l'attività idonea a far sorgere il credito è stata posta in essere, effettivamente ed ha condotto, appunto, al maturare del credito. L'interessato, beneficiario della agevolazione, tuttavia, non ne ha fruito nel rispetto delle disposizioni normative ovvero degli adempimenti amministrativi prescritti (ad esempio fruendo del beneficio secondo tempistiche diverse da quelle prescritte). |