Figli maggiorenni e detrazione fiscale
25 Luglio 2025
Massima La detrazione fiscale per i figli a carico, prevista dall'art. 12, comma 1, del d.lgs. 546/1992 è riconosciuta ai genitori, legalmente separati o divorziati, nella medesima misura in cui era ripartita nel periodo della minore età del figlio, quando quest'ultimo raggiunge la maggiore età, senza che sia necessario un accordo in tal senso tra i genitori. Il caso Una donna, legalmente separata e affidataria esclusiva dei figli, indicava nella dichiarazione dei redditi, ai fini Irpef, la detrazione per i figli a carico. L'Agenzia delle Entrate, peraltro, notificava alla contribuente una cartella di pagamento per un importo di euro 1.104,83, ritenendo che la signora non potesse fruire per intero della detrazione, da ripartirsi invece al 50% con il coniuge separato, in quanto i figli erano divenuti maggiorenni e non vi era stata una nuova pattuizione tra madre e padre. La donna impugnava la cartella esattoriale notificatale innanzi alla Commissione Tributaria Provinciale che riteneva fondate le sue difese, ed annullava l'atto esattivo. L'Agenzia delle Entrate impugnava quest'ultima decisione di fronte alla Commissione Tributaria Regionale (CTR) che valutava fondata la tesi dell'Ente impositore, riformava la decisione dei primi giudici e riaffermava la piena validità ed efficacia della cartella di pagamento. In particolare, la Commissione Tributaria Regionale evidenziava che “l'altro coniuge aveva provveduto a detrarre la sua quota del 50% delle spese per i carichi di famiglia nella propria dichiarazione dei redditi”. Secondo la CTR infatti “occorreva che si ristipulasse un accordo tra gli ex coniugi, nel quale venisse esplicitamente indicato che la detrazione spettava per intero, od in percentuale, ad uno dei coniugi, anche se separati”. La donna ricorre allora in Cassazione, contestando la violazione dell'art. 12 del Tuir (d.P.R. 917/1986), in combinato disposto con l'art. 15 del d.P.R. 597/1973, e della Circ. n. 15/E del 16 marzo 2007, emessa dalla stessa Agenzia delle Entrate, per avere la CTR erroneamente ritenuto che ai fini della detraibilità per i figli a carico, in conseguenza del raggiungimento da parte loro della maggiore età fosse necessario un accordo con l'altro genitore per poter continuare a fruire della detrazione nella misura del 100%, e non del 50%. La questione La questione riguarda la possibilità per il genitore affidatario, già titolare al 100 % della detrazione fiscale per i figli a carico quando i figli sono minorenni, di mantenere integralmente il beneficio anche dopo il raggiungimento della maggiore età dei medesimi, senza che sia necessario un nuovo accordo con l’altro genitore separato o divorziato. Le soluzioni giuridiche La Cassazione accoglie il ricorso della donna. Preliminarmente è bene precisare che l'articolo 12 del d.P.R. 917/86, testo unico delle imposte sui redditi (TUIR), disciplina le detrazioni d'imposta per i familiari a carico, fissando importi che il contribuente sottrae dall'IRPEF lorda qualora il suo reddito non superi determinati scaglioni. Per i figli, minorenni o maggiorenni, la detrazione spettante è attribuita “di regola nella misura del 50 % a ciascun coniuge”. Peraltro, la stessa disposizione stabilisce che, in caso di separazione legale ed effettiva o di annullamento, scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio, la detrazione spetta, in mancanza di accordo, al genitore affidatario. Qualora l'affidamento sia congiunto o condiviso la detrazione è ripartita, in mancanza di accordo, nella misura del 50 % tra i genitori.... Inoltre in caso di coniuge fiscalmente a carico dell'altro, la detrazione compete a quest'ultimo per l'intero importo. Scopo di tali disposizioni è chiaramente quello di tutelare il genitore sul quale concretamente gravano le spese di mantenimento, soprattutto in situazioni di crisi della coppia. Finché il figlio è fiscalmente “a carico”, l'Amministrazione finanziaria riconosce il beneficio al soggetto affidatario. Tornando al caso in esame la donna era affidataria esclusiva dei figli e aveva beneficiato pertanto della detrazione al 100% per tutto il periodo della minore età dei figli. La sezione tributaria della Cassazione, con l'ordinanza in esame, precisa che la tesi sostenuta dall'Agenzia delle Entrate secondo la quale a seguito del raggiungimento della maggiore età dei figli la detrazione fruita fino a tale momento al 100% dalla madre in assenza di un accordo avrebbe dovuto essere ripartita al 50% tra i due genitori, non trova fondamento in alcuna norma di legge o principio, del diritto tributario così come di quello di famiglia, e contrasta altresì con la normativa di prassi emanata dallo stesso Ente impositore. In particolare, la Corte cita la circolare n. 15/e del 2007 secondo cui “nelle ipotesi in cui la norma richiede la condizione dell'affidamento disgiunto o congiunto per l'assegnazione della detrazione, rispettivamente, nella misura intera ovvero nella misura del 50 per cento, si ritiene che i genitori possano continuare, salvo diverso accordo, a fruire per il figlio maggiorenne e non portatore di handicap, della detrazione ripartita nella medesima misura in cui era ripartita nel periodo della minore età del figlio” (principio confermato con Circ. n. 34/E del 2008, alla p. 7). Nella specie, dunque, posto che era stato stabilito in sede di separazione l'affidamento esclusivo e che la madre aveva beneficiato della detrazione al 100% fino a quel momento, anche in mancanza di un accordo specifico in tal senso tra i genitori, il raggiungimento della maggiore età del figlio non incide in alcun modo sulle detrazioni fiscali. Pertanto, in conclusione il ricorso viene accolto e la Cassazione pronuncia il seguente principio di diritto: la detrazione fiscale per i figli a carico, prevista dall'art. 12, comma 1, del d.lgs. 546/1992 è riconosciuta ai genitori, legalmente separati o divorziati, nella medesima misura in cui era ripartita nel periodo della minore età del figlio, quando quest'ultimo raggiunge la maggiore età, senza che sia necessario un accordo in tal senso tra i genitori. Osservazioni Tralasciando il dato squisitamente fiscale sorge una considerazione. I tempi moderni vedono i figli maggiorenni raggiungere un'indipendenza economica spesso ben oltre il compimento della maggiore età. Studi e specializzazioni rendono più lontana, almeno nel nostro Paese, l'autonomia dei ragazzi. Se dunque l'affidamento finisce con la maggiore età, l'obbligo di mantenimento, che grava su entrambi i genitori, non cessa automaticamente ma perdura anche dopo i 18 anni, fino al momento in cui il giovane non ha raggiunto l'autosufficienza economica o non è stato messo in grado di rendersi indipendente (E.Fazzini, Con la maggiore età termina automaticamente il diritto del figlio al mantenimento? Cass. 12121/2025 in IUS Famiglie; S.A.R. Galluzzo, Revoca dell'assegno di mantenimento al figlio maggiorenne, Cass. 29264/2022 in IUS Famiglie). Il giovane, pertanto, resta spesso a vivere con il genitore, con cui conviveva da minorenne. Si consideri che nel momento del compimento dei diciotto anni nella maggior parte dei casi il ragazzo deve ancora frequentare l'ultimo anno di scuola superiore, al quale seguono, frequentemente, studi universitari almeno triennali. L'organizzazione domestica e familiare pertanto resta com'era prima del compimento del 18° anno rendendo pertanto giustificato il perpetuare dello stesso regime, anche fiscale, che vi era in precedenza. |