Crediti professionali: da quando decorrono gli interessi moratori?

La Redazione
25 Luglio 2025

In relazione ai crediti professionali derivanti dallo svolgimento dell'attività di avvocato, gli interessi di cui all'art. 1224 c.c. decorrano dalla data di messa in mora, coincidente con la data della proposizione della domanda giudiziale o con la richiesta stragiudiziale di adempimento, anche nel caso in cui alla liquidazione si pervenga all'esito del procedimento di cui all'art. 14 d.lgs. n. 150/2011.

La vicenda trae origine dal ricorso con cui si denunciava la violazione di legge ex art. 360, comma 1, nn. 3 e 5 c.p.c., con riferimento agli artt. 111, comma 6, Cost., 132, comma 2, n. 4, c.p.c. e agli artt. e 5 del d.lgs. n. 231/2002, nonché all'art. 1284 c.c., per erronea applicazione degli interessi legali in luogo di quelli moratori, oltreché della decorrenza degli stessi dalla data della domanda e non dalla messa in mora, avvenuta con diverse richieste stragiudiziali.

I giudici, in accoglimento del motivo di ricorso, hanno evidenziato che in base alla formulazione letterale degli artt. 1 e 2 del d.lgs. n. 231/2002, la disciplina contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali si applica anche ai contratti d'opera professionale, sebbene la spettanza degli interessi moratori non sia automatica, dovendosi verificare, ai fini del relativo riconoscimento, che, come prescritto dall'art. 3 del menzionato d.lgs., il ritardo nel pagamento non sia stato determinato dalla impossibilità della prestazione derivante da causa non imputabile al debitore (Cass. civ. 31 ottobre 2019, n. 28151; Cass. civ. 19 agosto 2022, n. 24973).

Inoltre, il comma 4 dell'art. 1284 c.c., nello stabilire che “se le parti non ne hanno determinato la misura, dal momento in cui è proposta la domanda giudiziale il saggio degli interessi legali è pari a quello previsto dalla legislazione speciale relativa ai ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali”, richiama il d.lgs. n. 231/2002, il quale recepisce la Direttiva 2000/35/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 29 giugno 2000 relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, che è chiamato appunto ad attuare, prevedendo all'art. 3, rubricato “responsabilità del debitore”, che “il creditore ha diritto alla corresponsione degli interessi moratori sull'importo dovuto, ai sensi degli artt. 4 e 5, salvo che il debitore dimostri che il ritardo nel pagamento del prezzo è stato determinato dall'impossibilità della prestazione derivante da causa a lui non imputabile”.

L'orientamento della Corte è, altresì, consolidato nell'affermare che, in relazione ai crediti professionali derivanti dallo svolgimento dell'attività di avvocato, gli interessi di cui all'art. 1224 c.c. decorrano dalla data di messa in mora, coincidente con la data della proposizione della domanda giudiziale o con la richiesta stragiudiziale di adempimento, anche nel caso in cui alla liquidazione si pervenga all'esito del procedimento di cui all'art. 14 d.lgs. n. 150/2011 (Cass. civ.  18 dicembre 2024, n. 33198; Cass. civ. 7 febbraio 2024, n. 3457, non massimata, che si pone in continuità con i precedenti affermati da Cass. 9 novembre 2022, n. 32929, Cass. 19 agosto 2022, 24973).

Non ha, invero, rilievo, la successiva data in cui intervenga la liquidazione da parte del giudice, eventualmente all'esito del procedimento sommario di cui all'art. 14 del d.lgs. n. 150/2011, non potendosi escludere la mora sol perché la liquidazione sia stata effettuata dal giudice in misura inferiore rispetto a quanto richiesto dal creditore.

Per le ragioni illustrate, per i giudici di legittimità il Tribunale di Bergamo ha errato nel riconoscere agli avvocati gli interessi nella misura legale e non gli interessi previsti dal d.lgs. n. 231/2002, omettendo di esaminare, ai fine della decorrenza degli interessi, gli atti stragiudiziali di costituzione in mora del 29 giugno 2018 e le successive diffide, regolarmente trascritte nel ricorso per cassazione, come previsto dall'art. 366, comma 1, n.6 c.p.c.

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