Infortunio in maneggio: l’assicurazione risponde anche se l’atleta non è formalmente iscritto

La Redazione
29 Agosto 2025

In caso di infortunio in maneggio, la copertura assicurativa per i danni subiti dagli utenti non iscritti richiede una prova rigorosa dell’iscrizione. L’onere probatorio grava sul gestore che invochi la manleva e, in assenza di documentazione o testimonianze dirette e attendibili, la polizza assicurativa non opera.

Con la sentenza n. 708/2025 (depositata il 30 aprile 2025), la Corte d'Appello di Palermo si è pronunciata su un caso di responsabilità extracontrattuale e manleva assicurativa a seguito di una rovinosa caduta da cavallo in un maneggio, ribaltando il verdetto di primo grado reso dal Tribunale del capoluogo siciliano.

Il caso trae origine dalla domanda risarcitoria promossa da un utente del maneggio che, il 27 marzo 2011, mentre si esercitava all'interno della struttura, veniva disarcionato a causa dell'improvviso imbizzarrimento del cavallo provocato da un fruscio generato dal proprietario del maneggio stesso durante lo spostamento di un tubo di gomma. L'attore riportava gravi lesioni, con postumi permanenti quantificati al 22% e chiedeva il risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali al gestore della struttura, il quale a sua volta chiamava in causa la propria compagnia di assicurazione per essere manlevato da ogni conseguenza risarcitoria.

La compagnia assicurativa, costituitasi in giudizio, eccepiva in via preliminare l'inoperatività della polizza per il sinistro in questione, sostenendo che la copertura era esclusa in caso di danni subiti o provocati da persone non associate o iscritte al maneggio. Il Tribunale di Palermo, tuttavia, con sentenza n. 358/2020, accoglieva la domanda di manleva, ritenendo provata l'iscrizione dell'attore al maneggio sulla base di testimonianze acquisite, e condannava l'assicurazione a tenere indenne il gestore per quanto dovuto all'attore.

La decisione, impugnata in appello dalla compagnia assicurativa, verteva esclusivamente sulla questione della manleva, ritenendo erronea la ricostruzione del giudice di primo grado sull'avvenuta iscrizione: nessun documento o atto formale era stato prodotto a tal fine e le uniche prove addotte erano testimonianze rese dal padre e dal fratello dell'attore, entrambe de relato e prive di conoscenza diretta del fatto costitutivo dell'iscrizione o del pagamento della relativa quota.

La Corte d'Appello, aderendo alle doglianze dell'appellante, ha chiarito che, sebbene la forma scritta non sia richiesta per la validità del rapporto tra gestore e utente della struttura, la prova dell'iscrizione nel caso di specie non poteva dirsi raggiunta. Le testimonianze dei congiunti, infatti, sono state ritenute insufficienti e non pienamente credibili, anche in considerazione della consuetudine, emersa da altre deposizioni testimoniali, che prevedeva l'utilizzo della struttura anche da parte di soggetti non formalmente iscritti. Di conseguenza, in assenza di una prova documentale testimoniale diretta e attendibile dell'iscrizione, la Corte ha ritenuto che la copertura assicurativa non potesse operare e ha rigettato la domanda di manleva formulata dal gestore del maneggio, condannandolo altresì al pagamento delle spese di lite per entrambi i gradi di giudizio.

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