Licenziamento orale e risarcimento del danno quando il lavoratore trova subito un nuovo impiego

16 Settembre 2025

Una volta accertata la nullità del licenziamento intimato oralmente, il lavoratore ha sempre diritto al risarcimento minimo di cinque mensilità, come previsto dall’art. 2 d.lgs. n. 23/2015, oppure deve detrarsi anche da tale ammontare l’aliunde perceptum se il lavoratore ha trovato un’altra occupazione il mese seguente al recesso datoriale?

In linea con la giurisprudenza di legittimità, l'aliunde perceptum dal lavoratore illegittimamente licenziato - la cui prova è posta a carico del datore affinché possa essere operata la riduzione del quantum dovuto a titolo risarcitorio - riguarda il danno eccedente la misura minima del risarcimento prevista ex lege. Infatti, tale quantum minimo, già garantito dall'art. 18 St. Lav., deve ritenersi assicurato anche per quei rapporti di lavoro ai quali è applicabile la disciplina di cui all'art. 2 del d.lgs. n. 23/2015. Essendo il licenziamento orale nullo, con la sentenza che dichiara tale vizio il giudice è, dunque, chiamato a condannare il datore al risarcimento del danno subito dal dipendente, con possibilità di dedurre quanto percepito dal medesimo nel periodo di estromissione per lo svolgimento di altre attività lavorativa, senza, però, incidere sulla misura minima garantita dal legislatore. Ne consegue che, anche nell'ambito del contratto a tutele crescenti, in caso di licenziamento dichiarato nullo ai sensi dell'art. 2, comma 1, del d.lgs. n. 23/2015, deve ritenersi spettante al lavoratore la suddetta misura minima risarcitoria anche nel caso in cui lo stesso abbia trovato un'alternativa occupazionale prima del decorso di cinque mesi, restando irrilevante l'aliunde perceptum – generalmente detraibile - maturato nel detto periodo (Cfr.: Cass. civ., sez. lav., 22 luglio 2025, n. 20686).

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