Responsabilità del cancelliere

Alessandro Rossi
Alessandro Rossi
11 Novembre 2020

Il cancelliere, ruolo al quale si accede per concorso, è una figura che, ai sensi del comma 3 dell'art. 4 del R.d. 30 gennaio 1941 n. 12, fa parte dell'ordine giudiziario e i suoi uffici, ai sensi del comma 1 art. 3 del citato R.d., sono costituiti presso ogni “corte, tribunale e ufficio di conciliazione”.
Considerazioni iniziali sulla figura del cancelliere

Il cancelliere, ruolo al quale si accede per concorso, è una figura che, ai sensi del comma 3 dell'art.4 del R.d. 30 gennaio 1941 n.12, fa parte dell'ordine giudiziario e i suoi uffici, ai sensi del comma 1 art. 3 del citato R.d., sono costituiti presso ogni “corte, tribunale e ufficio di conciliazione”.

Il cancelliere, in quanto rientrante negli organi strutturali in cui si articolano gli uffici giudiziari, non può essere considerato come mero ausiliario del giudice, qualifica che, invece, è propria di figure come il consulente tecnico o il custode.

Considerazioni sulla qualificazione del cancelliere come ausiliario del giudice o come organo strutturale dell'ufficio giudiziario

In dottrina la qualificazione del cancelliere come rientrante o meno tra gli ausiliari del giudice è discussa.

I fautori della tesi che qualifica il cancelliere come mero ausiliario del giudice valorizzano il tenore letterale delle norme contenute nel titolo II, Capo III, delle disposizioni di attuazione del codice di procedura civile.

Le attività svolte dal cancelliere e descritte ai sensi degli artt. 35 (rubricato: “Tenuta dei volumi originali”), 36 (rubricato: “Fascicoli di cancelleria”), 44 (rubricato: “Compilazione dei processi verbali”), 45 (rubricato: “Forma delle comunicazioni del cancelliere”) e 46 (rubricato: “Forma degli atti giudiziari”) delle disposizioni di attuazione del codice di procedura civile si qualificano, infatti, come aventi natura meramente strumentale all'esercizio del potere giurisdizionale e, perciò, tali da essere di mero ausilio del giudice.

La possibilità di riconoscere a tutte queste attività natura di mero ausilio all'esercizio della funzione giurisdizionale porterebbe a negare, allora, l'esistenza di una posizione di autonomia funzionale del cancelliere e ne suggerirebbe la qualifica di mero ausiliario del giudice.

A favore della tesi che riconosce nel cancelliere un mero ausiliario del giudice,si esprimono Mortara, Commentario del codice e delle leggi di procedura civile, II, Milano, 1904, 720 e Carnelutti, Diritto e processo, Napoli, 1958, 80.

La tesi a sostegno della qualificazione della figura del cancelliere come organo strutturale dell'ufficio giudiziario, maggioritaria in dottrina, si fonda sulla considerazione che questo ha delle attribuzioni e dei poteri che gli sono propri e, quindi, non svolge un semplice ausilio al giudice nello svolgimento delle sue funzioni.

Anche il dato letterale dell'art. 4 comma 3 del R.d. 30 gennaio 1941 n.12 sembra suffragare la tesi da ultimo citata, poiché riconosce espressamente il personale delle cancellerie e delle segreterie giudiziarie come facente parte dell'ordine giudiziario.

A favore della tesi che qualifica il cancelliere non figura non rientrante tra gli ausiliari del giudice, si esprimono, tra gli altri, Mandrioli-Carratta, Diritto Processuale Civile, I, Torino, 2017, 347 e Punzi, Il processo civile, sistema e problematiche, I, Torino, 2010 e 281 ss.

Tra le due tesi esposte, quella corretta sembra essere quella che qualifica il cancelliere non come mero ausiliario del giudice.

Risultano, infatti, convincenti le argomentazioni volte a dimostrare l'autonomia funzionale del cancelliere, ovvero: a) il riconoscimento della sussistenza di poteri e attribuzioni che gli sono proprie e b) la valorizzazione del tenore letterale dell'art. 4 comma 3 R.d. 30 gennaio 1941 n.12.

Le funzioni del cancelliere sono varie e possono essere divise in funzioni giurisdizionali e tecnico organizzative e di mera gestione degli uffici.

A titolo esemplificativo, nel secondo gruppo di funzioni rientrano: la legalizzazione delle firme, la vidimazione dei registri di cancelleria e dei libri di commercio, la ricezione degli atti di notorietà, solo per citarne alcune (un'elencazione puntuale delle funzioni in esame è compiuta in Rossi, Cancelliere (voce), in Enciclopedia del Diritto, Vol. V, Milano, 1959, 1071-1072).

Le funzioni giurisdizionali sono, invece, disciplinate dagli artt. 57 e 58 del c.p.c. (benché altre ne siano previste dalle leggi speciali) e sono quelle che si realizzano nell'ambito dello svolgimento del processo, ovvero nell'esercizio della giurisdizione.

Le funzioni giurisdizionali si risolvono in attività di documentazione, assistenza e autenticazione.

Nella documentazione il cancelliere svolge attività simili a quelle del notaio in quanto crea gli atti e imprime agli stessi pubblica fede. Come assistente partecipa al compimento dell'atto del giudice svolgendo attività che vanno oltre la semplice documentazione. Ai fini dell'autenticazione, invece, il cancelliere imprime il sigillo di legalità agli atti del giudice, facendoli uscire dalla materiale disponibilità dello stesso.

Nell'attività di documentazione rientrano attività tra le quali si possono citare: il compimento del verbale d'udienza, lo svolgimento delle formalità relative al deposito degli atti delle parti e la custodia degli stessi ed il rilascio di copie ed estratti autentici dei documenti prodotti. Nell'assistenza, invece, rientrano attività come: la partecipazione alla formazione del processo verbale e alle udienze. Riguardo alla funzione di autenticazione, si può dire che in questo gruppo rientra, essenzialmente, l'attività di sottoscrizione degli atti del giudice.

Natura e fattispecie di responsabilità

Ai sensi dell'art. 60 c.p.c., che tratta negli stessi termini anche la fattispecie relativa all'ufficiale giudiziario, la responsabilità del cancelliere deriva:

  • dal rifiuto di compiere, senza giustificato motivi, gli atti che gli sono legalmente richiesti o dall'omissione di atti nel termine prescritto fissato dalla legge, su istanza di parte o dal giudice dal quale dipendono o sono stati delegati (comma 1);
  • dal compimento di un atto nullo con dolo o colpa grave (comma 2).

La responsabilità del cancelliere ha natura di responsabilità extracontrattuale in ragione del rapporto pubblicistico che lo lega alle parti. Il cancelliere, allora, risponderà secondo le regole disposte ex art. 2043 c.c. Conformemente alla tesi che qualifica la responsabilità del cancelliere come avente natura extracontrattuale, si può citare Teodoldi, Ufficiale giudiziario (voce), in Digesto (discipline privatistiche) sez. civile, XIX, Torino, 1999, 487 e Marziale, Ufficiale giudiziario, in Novissimo Digesto italiano, XIX, Torino, 1973, 1022.

Trattando delle ipotesi di responsabilità previste all'art. 60 n.1 c.p.c., si parla di una responsabilità in omittendo.

Nello specifico, il cancelliere è responsabile quando, senza giustificato motivo, non ottemperi a una richiesta legittima delle parti o non compia un atto dovuto in ragione dei suoi doveri d'ufficio. Al mancato compimento dell'atto è assimilato il ritardo ingiustificato. Un atto è compiuto in ritardo è adottato oltre il termine fissato dal giudice, anche su istanza di parte, o stabilito dalla legge.

L'onere della prova sul mancato compimento nel termine dell'atto o dell'espressione di un rifiuto non giustificato grava su chi voglia far valere la responsabilità del cancelliere.

Responsabilità in omittendo del cancelliere

La casistica giurisprudenziale relativa alla responsabilità in omittendo del cancelliere è piuttosto varia:

  • è stata riconosciuta la responsabilità del cancelliere quando questo neghi o ritardi la consegna del fascicolo di primo grado, causando l'improcedibilità dell'appello (Cass. civ., 11 ottobre 2000, n. 13539);
  • è stata riconosciuta la responsabilità del cancelliere nell'ipotesi di mancata certificazione di conformità all'originale della sentenza impugnata in Cassazione, se questo ritardo o mancanza determini improcedibilità del ricorso (Cass. civ., 2 novembre 2001, n. 13566);
  • va segnalato che in un caso, non seguito da ulteriori pronunce conformi, è stata negata la responsabilità del cancelliere per una sua mancanza, se la cancelleria in cui opera versa in una grave inefficienza (Trib. Milano, 12 aprile 1988).

Il cancelliere è anche responsabile per un suo atto nullo, ove questo sia compiuto con dolo o colpa grave. Per la connessione tra la norma in esame e l'articolo 162 comma 2 c.p.c. - il quale dispone la rinnovabilità dell'atto quando la nullità dello stesso derivi da fatto imputabile al cancelliere o all'ufficiale giudiziario, con la conseguente condanna al pagamento delle relative spese e con la possibilità di agire per il risarcimento dei danni - si considera necessaria, al fine di far valere questa subspecies di responsabilità, la preventiva declaratoria di nullità dell'atto. Conformemente alla necessità della declaratoria di nullità, al fine di far valere la responsabilità del cancelliere per il compimento di un atto nullo per dolo o colpa grave, si possono citare Teodoldi, op. cit., 488 e Evangelista, Cancelliere (voce), in Enciclopedia giuridica Treccani, Vol. V, Roma, 1988.

Pur se l'articolo in esame preveda espressamente solo le due citate ipotesi del compimento di un atto nullo per dolo o colpa grave e della ricusazione del compimento degli atti che gli sono legalmente richiesti, il cancelliere rimane responsabile, ex art. 2043 c.c., nel caso in cui, nell'esercizio delle sue funzioni, abbia compiuto fatti dolosi o colposi capaci di causare ad altri un danno ingiusto.

Casi di responsabilità del cancelliere

ex

art. 2043 c.c.

La responsabilità ex art. 2043 c.c. del cancelliere è stata riconosciuta nelle seguenti ipotesi:

  • nel caso di inesatta o erronea certificazione del passaggio in giudicato della sentenza. Con la precisazione, però, che la responsabilità sorge solo se la formula usata è idonea ad ingenerare una falsa percezione della realtà. Conformemente a quanto affermato, si possono citare le pronunce Trib. Lucera, 12 maggio 1976 e App. Bari, 22 giugno 1977.
  • nel caso in cui, per fatto imputabile al cancelliere o all'ufficiale giudiziario, la parte subisca un danno derivante dalla lesione di immagine e di credibilità professionale. Conformemente a quanto esposto, si può citare Di Domenico, Quando l'ufficiale giudiziario intralcia l'attività di parte nella opposizione ad ingiunzione: art. 645 c.p.c., in Il diritto fallimentare e delle società commerciali, 1996, I, 634.
Procedimento

Se il fatto generatore di responsabilità rientra nella fattispecie prevista dall'art. 60 n.1 c.p.c., la parte danneggiata può dare vita ad un autonomo giudizio al fine di ottenere la pronuncia di risarcimento danni causati dalla ricusazione del proprio dovere d'ufficio, o dal suo ritardo nel compierlo, da parte del cancelliere. Per il risarcimento dei danni causati dal cancelliere fuori dalle ipotesi di cui ai n. 1 e n. 2 dell'art. 60 c.p.c., rimane aperta la possibilità di agire ex art. 2043 c.c.

La legittimazione passiva spetta al cancelliere e al Ministero della giustizia, responsabile in via concorrente per il danno ex art. 28 Cost.

Non necessità di individuare in via specifica il cancelliere responsabile per agire in giudizio al fine di ottenere il risarcimento dei danni

Non si incorre nel difetto di legittimazione passiva, con la conseguente mancata violazione del contraddittorio, nel caso in cui non si citi il cancelliere che ha ricusato il compimento dell'atto. È permessa, infatti, l'azione diretta nei confronti del ministero, anche senza la previa individuazione del responsabile. Conformemente a quanto affermato, si può citare App. Lecce, 7 maggio 1976.

Quando, invece, si rientri nell'ipotesi di cui al n. 2 dell'art. 60 c.p.c., è necessaria, come detto in precedenza, la preventiva dichiarazione di nullità dell'atto compiuto dal cancelliere. La pronuncia in esame va compiuta durante la pendenza del processo in cui l'atto è stato adottato. La tesi dell'impossibilità della proposizione di un giudizio autonomo, al fine di far valere la responsabilità ex art. 60 n. 2, è sostenuta in dottrina da Di Domenico, op. cit., 641 e Segrè, Del cancelliere e dell'ufficiale giudiziario, in Allorio (a cura di) Commentario, I, 1, Torino, 1973, 658.

Il giudice pone a carico dell'autore dell'atto dichiarato nullo le spese per la rinnovazione dello stesso.

Dove sia dedotta la responsabilità ex art. 60 n.2 c.p.c., l'accertamento della responsabilità del cancelliere è di competenza esclusiva del giudice che ha dichiarato la nullità dell'atto.

Riferimenti
  • Gradi, Subcommento agli artt. 57 e 58, in Consolo (a cura di), Codice di procedura civile. Commentario, Vol.I, Milano, 2018;
  • Mortara, Commentario del codice e delle leggi di procedura civile, II, Milano, 1904, 720; Polinari, Subcommento all'art. 60, in Consolo (a cura di), Codice di procedura civile. Commentario, Vol.I, Milano, 2018.

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