Licenziamento: WhatsApp ed e-mail valgono come comunicazione scritta?
24 Giugno 2025
Il Tribunale di Catania, con la recente sentenza in commento, ha affrontato la delicata e attuale questione della validità del licenziamento comunicato attraverso strumenti digitali, in particolare WhatsApp ed e-mail. La controversia vedeva protagonista un lavoratore che aveva impugnato il licenziamento sostenendo la nullità dell'atto per difetto di forma scritta. Secondo il ricorrente, infatti, egli avrebbe appreso dell'interruzione del rapporto solo in via informale, dal momento che il suo nominativo era stato escluso dal programma dei turni di maggio. La società, dal canto suo, ha dimostrato che il lavoratore era già stato informato nel marzo precedente durante una riunione, quando gli era stato comunicato l'intenzione di procedere al licenziamento e la possibilità di prestare servizio durante il periodo di preavviso nel mese di aprile. Particolarmente rilevanti, però, sono risultate le comunicazioni digitali: già il 16 aprile 2024, tramite messaggio WhatsApp, il lavoratore era stato invitato a firmare il preavviso di licenziamento, a cui aveva risposto confermando di aver compreso il senso della comunicazione. A ciò si aggiunge una successiva e-mail del 15 maggio 2024, con allegato il modello UNILAV che attestava la cessazione del rapporto per «giustificato motivo oggettivo». Il Tribunale ha respinto la tesi del licenziamento orale, riconoscendo che i mezzi digitali utilizzati – WhatsApp ed e-mail – costituiscono supporti idonei a esprimere per iscritto, in modo chiaro e inequivocabile, la volontà datoriale di recedere dal rapporto, purché la comunicazione garantisca la certezza e la conoscibilità della decisione al lavoratore. Non è, dunque, il supporto materiale – cartaceo o digitale – a fare la differenza, ma la capacità dell'atto di documentare in modo certo la volontà del datore di lavoro e di renderla conoscibile al destinatario. In conclusione, la sentenza ribadisce che la forma scritta del licenziamento, richiesta dalla legge per garantirne la certezza, può essere validamente soddisfatta anche tramite strumenti digitali, purché la comunicazione sia provata e ricevuta dal lavoratore. L'efficacia dell'atto, inoltre, decorre dal momento in cui il lavoratore ne viene a conoscenza, a prescindere dalla sua accettazione. Anche per il Tribunale di Catania, dunque, WhatsApp ed e-mail sono mezzi legittimi per formalizzare un licenziamento, purché garantiscano chiarezza e certezza della volontà datoriale. Fonte: (Diritto e Giustizia) |