Deposito di atti, memorie o documenti difensivi anche in forma cartacea nel corso delle udienze?

14 Luglio 2025

L'obbligo di ricorso allo strumento telematico – previsto a far data dal 01/01/2025, in forza dell'art. 3, comma 1 e 3, del d.m. n. 217 del 2023, come modificato dall'art. 1 del d.m. n. 206 del 2024, nei giudizi davanti al tribunale ordinario – concerne anche il deposito di atti, memorie e documenti che avviene in udienza?

Massima

Il deposito di atti, memorie o documenti difensivi è sempre ammesso anche in forma cartacea (c.d. analogica) nel corso delle udienze in camera di consiglio e dibattimentali.

Il caso

Il tribunale ha escluso la costituzione delle persone offese quali parti civili nel procedimento a carico dell'imputato, perché l'atto di costituzione non era avvenuto con le modalità telematiche di cui all'art. 111-bis c.p.p., con conseguente inammissibilità.

Avverso tale provvedimento è stato proposto ricorso per cassazione.

Il ricorrente ha dedotto la violazione degli artt. 78,111-bis e 111-ter c.p.p., sostenendo che la costituzione di parte civile rientri tra gli atti che la parte può compiere personalmente, con conseguente applicabilità delle deroghe alla obbligatorietà del deposito telematico previste dall'art. 111-bis, commi 3 e 4, c.p.p. Il provvedimento impugnato sarebbe abnorme, oltre che per l'applicazione dell'art. 111-bis, comma 1, c.p.p., norma non riferibile alla fattispecie, anche per la mancanza totale di motivazione.

La questione                   

A far data dal 01/01/2025, in forza dell'art. 3, comma 1 e 3, del d.m. n. 217 del 2023, come modificato dall'art. 1 del d.m. n. 206 del 2024, nei giudizi davanti al tribunale ordinario è obbligatorio depositare atti, memorie e documenti con modalità telematiche, servendosi del portale.

L'obbligo di ricorso allo strumento telematico concerne anche il deposito di atti, memorie e documenti che avviene in udienza?

Le soluzioni giuridiche

La Corte di cassazione ha rilevato che l'art. 111-bis c.p.p., inserito dall'art. 6, comma 1, del d.lgs. 10 ottobre 2022 n. 150, ha introdotto il deposito telematico obbligatorio degli atti del processo penale. Il terzo comma della stessa norma contiene una deroga a tale disciplina, prevedendo che «La disposizione di cui al comma 1 non si applica agli atti e ai documenti che, per loro natura o per specifiche esigenze processuali, non possono essere acquisiti in copia informatica».

L'art. 3 del d.m. n. 217 del 2023, come modificato dall'art. 1 del d.m. n. 206 del 2024 ha previsto che, salvo quanto disposto dai successivi commi 2, 3 e 4, a decorrere dal 1° gennaio 2025, il deposito di atti, documenti, richieste e memorie da parte dei soggetti abilitati interni ed esterni ha luogo esclusivamente con modalità telematiche, ai sensi dell'articolo 111-bis c.p.p. nei seguenti uffici giudiziari penali: a) procura della Repubblica presso il tribunale ordinario; b) Procura europea; c) sezione del giudice per le indagini preliminari del tribunale ordinario; d) tribunale ordinario; e) procura generale presso la Corte di appello, limitatamente al procedimento di avocazione.

Ne consegue che, a far data dall'1/1/2025, è divenuto obbligatorio, in via esclusiva, per soggetti abilitati interni ed esterni, il deposito telematico ex art. 111-bis c.p.p. di atti, documenti, richieste e memorie nei richiamati uffici giudiziari, tra i quali il tribunale.

Dalla data indicata, dunque, la costituzione di parte di civile deve essere depositata obbligatoriamente con modalità telematiche.

Nel caso di specie, tuttavia, la costituzione di parte civile è avvenuta in udienza.

Ai sensi dell'art. 78 c.p.p., infatti, la costituzione di parte civile, ovvero la dichiarazione con cui il danneggiato da un reato chiede di essere parte nel processo per ottenere il risarcimento del danno, deve essere «depositata nella cancelleria del giudice che procede o presentata in udienza».

In tale caso, secondo il collegio, il d.lgs. n. 150 del 2022, cd. riforma ‘Cartabia', non ha introdotto modifiche alla disciplina dell'attività di udienza, ovvero di quelle attività che, appunto, vengono compiute nell'udienza, tra cui non può non farsi rientrare, alla luce dell'espressa previsione dell'art. 78 c.p.p., la costituzione di parte civile (come pure, esemplificativamente, il deposito di una nomina in corso di causa o la produzione di un documento in udienza, ad esempio, all'esito dell'esame di un teste).

L'art. 111-bis, comma 3, c.p.p., peraltro, ha previsto una deroga alla regola del deposito telematico obbligatorio, ossia nelle ipotesi in cui la “natura” dell'atto o del documento o “specifiche esigenze processuali” non consentano l'acquisizione informatica.

La relazione illustrativa al decreto legislativo citato contempla quale esempio della prima eccezione il caso di una planimetria che non può essere digitalizzata o di un testamento olografo di cui si contesta la genuinità, documenti che devono pertanto essere necessariamente prodotti in originale.

La deroga, poi, riguarda anche talune ‘specifiche esigenze processuali'. In tale categoria può farsi rientrare anche il deposito di “atti” – come costituzione di parte civile, comparsa conclusionale, nomina, procura speciale, etc. – che, per loro natura o, appunto, per specifiche esigenze processuali, devono essere depositati in udienza.

Rientrano in queste eccezioni tutte le ipotesi in cui il codice di rito disciplini la produzione di documenti in udienza e, prima fra tutte, la dichiarazione di costituzione di parte civile ove tale costituzione venga effettuata con la modalità alternativa - rispetto alla notifica ed al successivo deposito in cancelleria: in tale caso, da attuarsi, quindi, tramite portale telematico - del deposito della relativa dichiarazione e della nomina/procura speciale direttamente in udienza.

Un argomento a sostegno dell'interpretazione accolta della disposizione appena richiamata può essere tratto dalla circolare DGSIA dell'8.01.2025, che disciplinando le modalità di esecuzione delle produzioni in udienza «con riferimento alla previsione dell'art. 111-ter, comma 3, c.p.p. (…), onera la cancelleria della scansione dei documenti o degli atti cartacei prodotti in udienza (…)».

In sintesi, alle eccezioni previste dall'articolo 111-bis, comma 3, c.p.p. vanno ricondotte «tutte le ipotesi in cui il codice di rito disciplini la produzione di documenti in udienza (…)».

Ne consegue che «l'ordinanza con la quale il giudice esclude la costituzione di parte civile avvenuta direttamente in udienza per violazione della previsione di cui all'art. 111-bis c.p.p., che prescrive come obbligatorio il deposito telematico degli atti processuali, è abnorme perché fa riferimento ad una normativa estranea alla situazione processuale da regolare e, quindi, tale da risultare extra-vagante rispetto al sistema processuale».

Osservazioni

1. La sentenza illustrata si segnala perché affronta il tema del deposito di atti, documenti e memorie in udienza, una delle questioni più delicate e complesse poste dalla transizione al processo penale telematico.

L'art. 87, commi 1 e 3, d.lgs. n. 150 del 2022 rinviano ad un regolamento ministeriale la determinazione dei termini di transizione al processo penale telematico.

L'art. 3, comma 1, del d.m. n. 217 del 2023, come modificato dall'art. 1 del d.m. n. 206 del 2024, in attuazione della norma primaria appena indicata, stabilisce che il deposito di atti, documenti, richieste e memorie da parte di soggetti abilitati interni ed esterni ha luogo esclusivamente con modalità telematica ai sensi dell'art. 111-bis c.p.p. in una serie di uffici, tra cui il Tribunale.

Il successivo comma terzo della stessa disposizione prevede un regime di doppio binario sino al 31/12/2025, ma limita questo regime ai procedimenti regolati dal libro quarto del codice di procedura penale (procedimenti cautelari) e a quelli relativi all'impugnazione in materia di sequestro probatorio.

Ne consegue che, a far data dall'1/1/2025, è divenuto obbligatorio, in via esclusiva, per soggetti abilitati interni ed esterni, il deposito telematico ex art. 111-bis c.p.p. di atti, documenti, richieste e memorie in diversi uffici giudiziari, tra i quali il tribunale.

Ci si è chiesti subito se detto obbligo riguardi anche il deposito di atti, documenti e memorie che avviene in udienza.

La Corte di cassazione, con la sentenza illustrata, ha escluso che il deposito di atti, memorie o documenti in udienza, sia in quelle camerali, sia in quelle dibattimentali, debba avvenire obbligatoriamente con i mezzi telematici, affermando che è sempre ammesso il deposito in forma cartacea (cd. analogica).

La Corte avrebbe potuto richiamare la previsione dell'art. 111-bis, comma 4, c.p.p. - secondo cui gli atti che le parti e la persona offesa compiono personalmente possono essere depositati anche con modalità non telematica - e quella dell'art. 111-ter, comma 3, c.p.p. (in base al quale gli atti e i documenti formati e depositati in forma di documento analogico sono convertiti, senza ritardo, in documenti informatico ed inserito nel fascicolo informatico). In tal modo, avrebbe comunque concluso che la costituzione di parte civile compiuta dalla parte personalmente in udienza potesse intervenire anche in forma analogica.

Il collegio, invece, ha scelto una diversa soluzione molto più netta ed incisiva: tutti gli atti, memorie e documenti possono essere depositati in udienza in forma cartacea.

Il deposito in udienza rientra nei casi in cui, “per specifiche esigenze processuali” l'art. 111-bis, comma 3, c.p.p. deroga al deposito in forma telematica.

Ne consegue che la Corte non ha inteso distinguere tra il deposito degli atti in udienza da parte del pubblico ministero e quello delle altre parti. In entrambi i casi, è ammissibile il ricorso alla forma cd. analogica.

Qualora questa interpretazione dovesse consolidarsi, escludendosi che le produzioni documentali in udienza debbano essere necessariamente effettuate in modalità telematica, potendo (o dovendosi) invece adottare quelle analogiche, sarebbe risolto un problema pratico notevole per gli uffici giudiziari, anche se crescerebbero gli oneri per gli uffici di cancelleria, tenuti a provvedere alla conversione degli atti depositati in forma digitale.

2. Secondo l'indirizzo giurisprudenziale consolidato, deve essere esclusa la ricorribilità per cassazione avverso l'ordinanza dibattimentale di esclusione della parte civile dal processo, salva l'ipotesi in cui la stessa sia affetta da abnormità, presentando un contenuto talmente incongruo e singolare da risultare avulsa dall'intero ordinamento processuale (Cass. pen., sez. II, n. 45622 del 14/09/2017, Rv. 271155; Cass. pen., sez. IV, 28 giugno 2016, n. 40737, Rv. 267777).

In una precedente decisione (Cass. pen., sez. II, 7 maggio 2025, n. 18624), ad esempio, la Corte di cassazione ha ritenuto illegittimo, ma non abnorme - e, come tale, non impugnabile, con conseguente inammissibilità del ricorso per cassazione - il provvedimento di esclusione della parte civile per il mancato rispetto delle formalità previste dall'art. 122, comma 2-bis, c.p.p. Tale norma, infatti, disciplinando le formalità per il deposito della procura speciale, prevede che detta procura debba essere depositata, «in copia informatica autenticata con firma digitale o altra firma elettronica qualificata, nel rispetto della normativa, anche regolamentare, concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici, con le modalità previste dall'articolo 111-bis, salvo l'obbligo di conservare l'originale analogico da esibire a richiesta dell'autorità giudiziaria». Il mancato rispetto di questa disposizione, tuttavia, non è sanzionato, non provocando, né la nullità dell'atto di costituzione di parte civile, né l'inammissibilità della stessa. Dunque, l'esclusione era stata decisa illegittimamente.

Ne caso oggetto della sentenza illustrata, invece, la Corte di cassazione ha ritenuto abnorme il provvedimento impugnato, sia in ragione della mancanza totale di motivazione, in quanto l'atto era fondato sul mero richiamo della eccezione della difesa dell'imputato senza alcun confronto critico con la situazione processuale, sia per il richiamo dell'art. 111-bis, comma 1, c.p.p., normativa non riferibile alla situazione processuale specifica, la quale invece è stata ricondotta all'eccezione al deposito con le modalità telematiche disciplinata, come si è visto, dall'art. 111-bis, comma 3, c.p.p.

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