Licenziamento per sopravvenuta inidoneità: la Cassazione chiarisce l’onere probatorio e gli accomodamenti ragionevoli

La Redazione
18 Settembre 2025

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 24997/2025, ribadisce i criteri per il licenziamento del lavoratore divenuto inidoneo, chiarendo gli obblighi del datore di lavoro sugli accomodamenti ragionevoli e sull’onere della prova.

Con l’ordinanza in commento, la Sezione Lavoro della Corte di Cassazione è intervenuta su un tema di rilievo: il licenziamento per sopravvenuta inidoneità alle mansioni e il ruolo degli accomodamenti ragionevoli a tutela del lavoratore disabile.

La vicenda trae origine dall’impugnativa proposta da un lavoratore contro il recesso intimato per inidoneità, a seguito di infortunio, da parte della società datrice. La Corte d’appello aveva confermato la legittimità del licenziamento, ritenendo insussistenti soluzioni organizzative compatibili con le limitazioni accertate, anche alla luce delle ridotte dimensioni aziendali.

La Cassazione, con ordinanza, ha ribadito che l’onere di dimostrare l’impossibilità di adibire il lavoratore a mansioni equivalenti o inferiori e di adottare accomodamenti ragionevoli grava sul datore di lavoro. Quest’ultimo deve provare di aver concretamente ricercato soluzioni utili a preservare il posto, senza limitarsi a generiche affermazioni. La verifica sulla ragionevolezza degli accomodamenti deve essere condotta in concreto dal giudice di merito, le cui valutazioni, se congruamente motivate, non sono censurabili in sede di legittimità.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.